Sully: il peso di essere eroi

Il 15 gennaio 2009, un Airbus A320 decolla dall'aeroporto LaGuardia con al comando il capitano Chesley "Sully" Sullenberger e il secondo pilota Jeffrey Skiles. La storia se la ricordano tutti: l'aereo perse i due motori a causa di uno stormo di uccelli e il comandante decise di farlo atterrare nel fiume Hudson.
Non è, come si potrebbe pensare, una ricostruzione pura e semplice dell'incidente, ma dell'uomo Sully Sullenberger, di quanti anni di preparazione ci siano voluti per diventare un pilota, di quanta dedizione e sacrifici ci vogliano per mantenersi nella forma ideale per comandare uno di quei giganteschi aeroplani. Poi l'incidente, la paura per i 155 passeggeri sparpagliati fra i numerosi mezzi di soccorso, i dubbi sulle decisioni prese, la fatica per essere riconosciuto da chiunque e, infine, l'inchiesta. Perché, anche chi salva 155 vite, è sottoposto a una rigorosa indagine da parte delle autorità per la sicurezza dei trasporti che, per loro mestiere, tendono sempre a mettere in dubbio le parole dei piloti sopravvissuti.
Tom Hanks ha raggiunto, ancora una volta, un'interpretazione magistrale sotto la direzione di un Clint Eastwood impeccabile. Forse Sully non raggiunge l'intensità di Gran Torino o di Mystic River, ma, l'intensità dello stress e dell'ansia sono visibili in ogni espressione di Tom Hanks.
Ottima regia, bel film, ottimo Hanks. Da Oscar, come sempre. Un bel 9-

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