Westworld: il sogno 43 anni dopo





Sono trascorsi oltre 40 da quel 1973 quando  Michael Crichton scrisse e diresse Westworld ("Il mondo dei robot", 1973) che vedeva un glaciale Yul Brynner. Un idea così geniale e futuristica che oggi viene riproposta dalla rete HBO come serie televisiva.
Ovviamente l'idea originaria di Crichton è stata ampiamente riadattata,basti pensare che nel 1973 non esistevano neppure i personal computer o i telefoni cellulari e, tanto meno, la realtà virtuale. Basti rivedere alcune delle scene per comprendere quanto il film originale fosse lungimirante.
La nuova serie, che è iniziata negli USA il 2 ottobre e in Italia dal 10 (versione doppiata), va un po' oltre i robot antropomorfi del film per aggiungere una sorta di realtà virtuale elevata al livello di "coscienza artificiale" che include esperienze sensoriali molto più realistiche di quelle che semplici robot possano offrire.
Nella serie, come nel film, qualcosa non funziona, ma, se nel 1973 era semplice "togliere la spina" e fermare tutto il meccanismo, nella serie, dove coscienza artificiale e robotica evoluta si incontrano, non sembra così facile controllare situazioni pericolosamente complesse. A rendere più avvincente la nuova versione entrano in gioco tre elementi fondamentali: il "cattivo" Ed Harris (L'uomo in nero), l'ambizione del "direttore narrativo" Simon Quarterman (Lee Sizemore) e un inevitabile, quanto prevedibile, baco negli aggiornamenti di software ai quali vengono sottoposti periodicamente tutti i robot.
Il cast della serie è molto ricco e vanta una stella di prima grandezza: Anthony Hopkins nei panni del Dr. Robert Ford, il "direttore creativo" di Westworld, affiancato da giovani e brillanti interpreti quali Evan Rachel Wood (Dolores Abernathy), Thandie Newton (Maeve Millay), James Marsden (il pistolero Teddy Flood) e dal più noto Jeffrey Wright (il capo dei programmatori Bernard Lowe).
Siamo solo al quarto episodio trasmesso, ma la storia sembra intricata, ricca di idee e promettente di nuovi e eccitanti sviluppi.
Alcune note: gli episodi sono più lunghi, 60 minuti invece dei "tradizionali" 45 di molte serie televisive;  Westworld è stata classificata "inadatta ai minori" (TV-MA negli USA, 16 anni in Olanda e 18 anni un Russia) probabilmente per la violenza e alcune scene di nudo.
Una considerazione: Anthony Hopkins è l'ennesima personalità del cinema a dedicarsi alle serie televisive; ricordiamo, fra molti, Kevin Bacon (The Following, 2013-2015), la moglie Kyra Sedgwick (The Closer, 2005-2012), Kevin Spacey (House of Cards, 2013-) e Jim Caviezel (Person of Interest, 2011-2016) a indicare che le serie sono molto redditizie.
Vivamente consigliata la visione del film originale del '73. Ottima serie, per ora, voto 9.

Post più popolari