I.T.: Fra noia e suspense

Siamo onesti: il film in sé è abbastanza prevedibile, dopo i primi dieci minuti, ma Pierce Brosnan (Mike Regan), invecchiato e che riprende un poco il suo accento irlandese, la regia di John Moore e, soprattutto, la fotografia di Ekkehart Pollack, lo rendono accettabile.
Per lo meno, dopo stalker fotografi, poliziotti e quant'altro, finalmente un pervertito informatico. Almeno in questo abbiamo raggiunto le pari opportunità.
La storia è semplice e tutt'altro che nuova: Mike Regan (Pierce Brosnana) è un imprenditore di successo nel settore dell'aviazione civile; ricco, con una casa ipertecnologica, una bella moglie (Anna Friel) e una figlia 17enne deliziosa (Stefanie Scott). La sua azienda viene salvata da un informatico, Ed Porter (James Frecheville) che viene invitato a trascorrere una giornata a casa del "capo" per mettere a punto la rete WiFi.
Peccato che Ed non sia chi dice di essere e le sue intenzioni siano tutt'altro che professionali.
Non vi voglio rovinare il resto della trama. Vale la pena di vederlo? In versione originale sì, se non altro per godere dell'accento del "vecchio" Pierce (66 anni) e di alcune belle inquadrature.
Nonostante il pubblico non abbia dato un gran voto al film a causa della prevedibilità, banalità e per una miriade di errori e vecchi cliché stile "anni '80" come i monitor a fosfori verdi in contrasto con le TV 60 pollici LED, le decine di "chiavette" USB quando, si sa. oggi ne basterebbe una sola per contenere tutti programmi che un hacker è in grado di scrivere.
Se non andate troppo per il sottile: sì, è guardabile. Almeno per l'aspetto visivo.
Un piccolo pregio, almeno per noi italiani, il protagonista non guida una delle solite macchinone tedesche, ma un splendida Maserati Ghibli. Almeno in questo si salva.
Voto? Un po' complicato. Per la fotografia: 8, per Pierce Brosnan: 7, per gli altri attori... fra il 5 e il 6. Media: 6-

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