Stelle buttate a caso

 Due film completamente diversi e "stellati" dalla critica e dal pubblico agli opposti della gamma dei valori. Il primo è Call me by your name ("Chiamami con in tuo nome", 2017) e Downsizing ("Downsizing - Vivere alla grande", 2017). Il primo, un film di Luca Guadagnino, ha vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, tratta da un romanzo dell'egiziano André Aciman e trascritto per lo schermo nientepopodimenoche da James Ivory ("Camera con vista", 1985).La novità e la bellezza di questo film dove sono? A parte l'utilizzo di attori quasi esclusivamente anglosassoni che parlano un italiano stentato e improbabile, la storia sarebbe "scandalosa" e "provocatoria" in Egitto, ma oggi, in Italia, in occidente un amore omosessuale fra un uomo e un adolescente e la variante gay di Lolita ("Lolita", 1962). Oltre l'eccessiva lunghezza (2 ore e 12') appare in controluce anche un'ombra di razzismo antisemita: era proprio necessario che il protagonista fosse ebreo? Forse in Egitto sì, in occidente mi pare proprio di no.
Il secondo film sembra molto banale e un po' forzato nell'ambientazione e nello spunto: in un mondo in crisi per la sovrapopolazione e l'inquinamento, un gruppo di scenziati scopre come miniaturizzare gli esseri viventi in modo da risparmiare spazio e diminuire la produzione di rifiuti. Fodamentalmente una sciocchezza, se non fosse che, nell'avventura di Matt Damon verso il mondo rimpicciolito, si inseriscono altri temi ben più profondi come la diversità, l'emarginazione, l'impegno altruistico verso i bisognosi, la dibilità e l'inutilità della fuga dalla realtà.
In conclusione: se parli di omosessuali al limite della pedofilia ti danno un Oscar, se parli di altruismo e disabili ti ridono dietro.Evidentemente gli intellettuali sono miopi e non vedono oltre il loro naso.
Giusto per pareggiare i conti: Call me by your name, 5--; Downsizing, 6+. Con buona pace dei progressisti intellettuali.

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