La riscossa dei cicciottelli

Eh, beh, a volte si può anche parlare di film "leggeri" o "minori" senza cadere nella banalità della denigrazione perché la pellicola non rientra fra quelle che interessano gli "intellettuali". Nel caso di True Memoirs of an International Assassin ("Autobiografia di un finto assassino", 2016, Netflix), sarà perché io trovo Kevin James il simpaticissimo esempio di anti-eroe buono, ma imbranato, grassottello, ma da un cuore grande; a cominciare da Paul Blart: Mall Cop ("Il superpoliziotto del supermercato", 2009). Avrei potuto scrivere "archetipo", ma faceva troppo intellettuale. 
In questo film semplice, divertente, un po' romantico, un po' scontato, con i classici personaggi da film d'azione e di spionaggio apertamente messi alla berlina, Kevin è Sam Larson, un impiegato che scrive il suo primo romanzo di spionaggio prendendo spunti dall'anziano amico Amos, ex analista della CIA, Ron Rifkin. Purtroppo il libro esce senza revisioni e con il titolo "Le vere memorie di un assassino internazionale" e Sam viene rapito e portato in Venezuela.
Il suo rapitore è El Toro (Andy Garcia) che lo crede un vero killer e lo recluta per uccidere il presidente/dittatore Miguel 'Mike' Cueto (Kim Coates). Tutto il resto è costruito su stereotipi di boss sudamenricani, generali golpisti, guerriglieri, agenti della CIA, doppiogiochisti, avventurieri e chi più ne ha più ne metta.
Banale? Forse sì, ma divertente e ben costruito; ben diretto da Jeff Wadlow, scorre vi liscio e piacevole per un'ora e mezza di divertimento. Un tocco interesante l'inserimento, come colonna sonora, di alcuni noti brani musicali, ma nella "cover" in spagnolo come "Should I stay or should I go" dei The Clash.
Alla fine ne otteniamo un film discreto: 6 ½.






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