I magnifici sette, e non solo

Bel rifacimento (remake) del glorioso film del 1960, quello con, tanto per intenderci,Yul Brynner, Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn per non citare Eli Wallach e Robert Vaughn.
Come sempre non è un'impresa da poco cimentarsi con un grande classico di questo genere, ma il regista Antoine Fuqua ha cercato di rimanere molto aderente alla storia originale che, non dimentichiamolo, vanta un autore come Akira Kurosawa, mica i fratelli Vanzina (con tutto il rispetto).
Probabilmente il film risulta più crudo e violento rispetto a quello di 66 anni fa e vanta nomi meno "altisonanti", a parte Denzel Washington e Vincent D'Onofrio (Law & Order: Criminal Intent), ma gode delle innovazioni delle riprese, degli effetti speciali e da una regia accurata che si è soffermata molto sui particolari.
Nell'epoca democratica del "politically correct" ecco che i magnifici sette annoverano un afroamericano (Denzel Washington), un nativo americano (Martin Sensmeier, che, volendo andare per il sottile, è mezzo irlandese e mezzo di una tribù dell'Alaska), un ispanico (Manuel Garcia-Rulfo), un asiatico (Byung-hun Lee) e un anziano "sovrappeso" (Vincent D'Onofrio). Non che questa "correttezza" abbia inficiato la riuscita del film, ma, mancando un buddista, un ebreo e un musulmano, potevano pensare di fare i "Magnifici 10", scontentando, poi, i taoisti, i cattolici italiani, i polacchi, gli irlandesi ecc ecc.
Girato fra California, Louisiana, New Mexico e Arizona, il film gode di riprese di quello che, ancora oggi, immaginiamo fosse il "selvaggio West".
Nel complesso: un buon film, da vedere, anche se non siete amanti del genere western. E, forse, qui sta il suo pregio maggiore.
All'originale del 1960 8, a questo remake un 7 e ½.

Alla prossima

Post più popolari